Lo Speco di Narni, a pochi km da Terni, è un Santuario francescano tra i meno noti, ma è carico di un fascino tutto particolare. Proviamo a conoscerlo più in profondità.
La chiesa è frutto dell’allargamento che il conventino subì dal 1585 al Sei-Settecento, quando lo Speco assunse un ruolo importante d’ispirazione per il movimento della Riforma, cui era passato nel 1532, divenendone subito, in Umbria, quasi il simbolo. La chiesa è formata da un solo vano a volta. Dietro l’altare, il crocifisso ligneo cinquecentesco. Il tabernacolo è un prezioso lavoro in legno di un frate artigiano del Settecento. È questo il posto dei frati per la preghiera quotidiana.
La preghiera come servizio è una tradizione dello Speco; non solo in coro, dove si svolge quella comunitaria e liturgica, ma anche nel fitto del bosco. Gli antri che qua e là s’incontrano sono stati nei secoli, per i frati più generosi, luogo d’appuntamento per il colloquio dell’orazione.
Il viale della Via Crucis congiunge il piazzale della chiesa al rifugio contemplativo di san Francesco. Qui, per lunga tradizione, i frati salivano in processione all’oratorio del Poverello, cantando le litanie della Madonna e dei Santi. Una volta, di notte – come narra una Memoria del 1704 – furono visti perfino angeli e santi salire in processione con fiaccole accese e splendidi parati.
Lo Speco e l’Oratorio
È la grotta (specus) che ha dato il nome al Santuario. Questa spaccatura della roccia, che si inoltra per diversi metri, impressionò a tal punto il Santo che divenne la sua dimora prediletta. Immediato, con le mani tese fra le pietre mosse e spaccate, egli sentì il richiamo della Passione di Cristo quando la terra tremò e le rocce si spezzarono.
Lo Speco è sacro: qui S. Francesco riempiva la solitudine coi sospiri, bagnava la terra di lacrime, si batteva il petto, mandava lamenti a gran voce sulla Passione del Salvatore, come se questi fosse stato vivo dinanzi a lui.
Nell’oratorio, Francesco viveva coi frati la vita con Dio, recitava le Ore, si alzava per il Mattutino e conversava con il suo Signore, cercando il regno di Dio e la sua giustizia. Sulle pareti laterali, due affreschi narrano l’episodio miracoloso dell’acqua mutata in vino.
La Cella
Durante la sua permanenza allo Speco, Francesco si ammalò gravemente e i suoi frati, per permettergli di rimanere in quel luogo, gli costruirono una celletta e un letto di legno.
Si tratta di una commovente eccezione, poiché, in genere, i suoi luoghi preferiti per riposare erano la nuda terra e la roccia. La premura affettuosa dei frati finì, questa volta, per averla vinta sulla sua penitenza. Da una colonna di roccia, una notte, quando lancinato fin nell’anima dalla sofferenza desiderò come un fanciullo un po’ di conforto spirituale, giunse improvviso al Santo il suono di una cetra angelica.
Vuole una tradizione, che quando Francesco lasciò lo Speco, piantò qui il suo bastone del quale si serviva durante la sua infermità. Questo germogliò e crebbe. E’ ora un castagno secolare. I pellegrini ne raccolgono ancora i frutti con fede e devozione. La Cappella di san Bernardino è una nicchia ricavata nella roccia. Qui incontriamo il primo segno di uno dei figli più illustri di Francesco: S. Bernardino da Siena. Bernardino, che ebbe come nessun altro la passione dell’Osservanza e della vita francescana, qui celebrò la S. Messa e tenne alcune sue famose predicazioni.
Il Conventino
Partito il Padre S. Francesco, in questo luogo si stabilirono i suoi frati, lasciandovi un segno devoto d’una presenza crescente. A fianco del nucleo primitivo, si sviluppò la costruzione orizzontale in cui trovò posto il Noviziato dell’epoca di S. Bernardino. Tra il Cinque e il Settecento, vi si aggiunsero, ai lati, gli edifici della chiesa, da una parte, e, dall’altra, i locali sopra l’oratorio di S. Silvestro e il pozzo di S. Francesco. Ricomprato nel 1875, dopo la soppressione italiana, il convento venne chiuso nel 1916 a causa degli eventi bellici, venne poi restaurato e nuovamente abitato dai frati minori dal 1942.
Viali e grotte
Nell’anno 1212, Chiara, una nobile di Assisi, riceve l’abito religioso dalle mani di Francesco e si consacra al Signore nel monastero di S. Damiano. Nasce così un secondo Ordine, quello delle Sorelle Povere (Clarisse). La pietà dei frati, ha voluto dedicare alla Santa una cappella. Sulla parete rocciosa, si apre la grotta di S. Antonio da Padova. Frate Antonio, risalendo dalla Sicilia verso Assisi per il Capitolo delle Stuoie, sostò quassù nel 1221.
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