Come è accaduto per la Novena dell’Immacolata, i frati della Porziuncola hanno proposto – durante la celebrazione dei Vespri dal 17 al 23 dicembre – un settenario per aiutare i pellegrini, quelli già presenti in Santuario e quelli che con affetto ci seguono tramite la WebTV, a prepararsi alla festa di quella nascita che ha cambiato la storia del mondo e di ogni uomo che lo permetta. Attraverso una serie di meditazioni sulle antifone maggiori, alcuni frati, quasi tutti diaconi, della Provincia umbra hanno cercato disporre i cuori ad accogliere ancora una volta, e ancora di più, il Bambino Gesù nato per salvare tutti gli uomini.
Il Settenario è iniziato all’insegna della gioia della domenica in “gaudete”. Introducendo alla struttura della settimana che attraverso le antifone “O” ci porterà alle soglie del Natale, componendo giorno dopo giorno l’annuncio in latino “ero cras”, cioè “ci sarò domani”, fr Emanuele Gelmi ha ricordato come mentre attendiamo il Signore, Lui si fa già presente, perché già ci ha salvati. Meditando il testo dell’antifona sulla Sapienza, la prima delle sette, ha poi invitato tutti a legarsi al Signore, relazionarsi con Lui che è sempre con noi perché noi possiamo “sapere” di Lui, non solo conoscendo ma portando nel mondo il gusto di questa Sapienza superiore, di una salvezza ricevuta. Dono per tutti!
Durante la seconda serata fr Andrea Raponi ha commentato l’antifona “O Adonai”. Adonai è come si presenta Dio, cioè il Signore che entra nella storia del suo popolo per trasformarla, per rendere libertà ad un popolo schiavo in Egitto. Quello che ha fatto con Israele, il Signore vuole farlo con ciascuno di noi se noi vorremo essere liberati da quella insana tendenza a farci dio al posto di Dio, dal vivere un’esistenza sganciata da Dio. In Gesù siamo resi liberi e la Porziuncola – santuario del perdono e “porta della vita eterna” – è il luogo che genera figli liberi.
Fr Stefano Gennari, commentando la terza antifona, ha osservato come venga usata l’immagine della Radice, qualcosa di veramente piccolo, quasi impercettibile agli occhi ma che pure è all’inizio di una nuova vita. Richiama, dal significato stesso del nome Iesse, il principio/fondamento di colui che è uomo. Questa “cosa piccola” si innalza: altra immagine importante che richiama immediatamente la croce come già prefigurata nell’odierna antifona. Il Figlio di Dio preesistente è l’essenza della vita che si riversa in quel germoglio. Evento da contemplare!
La quarta sera ci ha aiutato, nel cammino verso il Natale, fr Danilo Cruciani che ha commentato l’antifona “O Chiave di Davide …”. Le chiavi ci rimandano subito ad un potere, ma il potere di questo Signore è diverso da quello di questo mondo perché è un potere messo a servizio, si fa vicino, ci si accosta perché possiamo stare con Lui. Quante volte noi chiudiamo alla speranza? Il Signore, chiave di Davide attraverso i sacramenti (riconciliazione ed Eucarestia principalmente), attraverso la preghiera personale … viene ad aprire. Davanti alle nostre chiusure abbiamo bisogno che qualcuno ci riannunci il Vangelo, la bella notizia, che “nulla è impossibile a Dio”!
Il 21 dicembre è stata la volta del Custode della Porziuncola, fr Giuseppe Renda: tanti mali vengono dalla tendenza a giudicare, ad assolutizzare la propria esperienza, … atteggiamenti che portano a incomprensione e divisione. Gesù oggi si pone nella nostra vita come Astro che sorge, sole di giustizia, dandoci la possibilità di usare ciò che siamo alla luce della Verità che è Lui. All’uomo è richiesta la collaborazione perché Dio possa restaurarlo in santità. Questo nuove ed eterno sole dissipa le tenebre dell’errore per renderci belli, cioè santi!
Fr Pietro Luca Roccasalva ha commentato l’antifona che comincia con “O Re delle genti, pietra angolare attesa dalle nazioni …”. È un Dio, quello che si fa Bambino, lo stesso che ha conosciuto, scelto, condotto e liberato un popolo che in diverse occasioni si è sottratto alla relazione da cui prendeva vita, si è sottratto alla Sua signoria. “Camminare nelle tenebre” e riscoprirsi spaccati in sé e incapaci di relazioni libere e fondate sull’amore, è conseguenza del radicale rifiuto di essere governati da Dio. Ma Dio non lascia l’uomo solo, piuttosto irrompe nella storia – riproponendosi ancora Signore in quel Bambino – portando gioia e pace, facendo unità in noi di tutto ciò che è frammentato: Cristo re ci riconcilia con il Padre, riconcilia noi stessi, le relazioni con i fratelli e con tutto il creato. La sua pace non è assenza di conflitti ma il dono per cui ogni cosa, in Dio, trova un posto nella nostra vita!
Si conclude il Settenario con l’antifona commentata da fr Andrea Dovio, che ha iniziato sottolineando il significato del nome annunciato per quel Bambino da noi atteso e celebrato: Emanuele significa “Dio con noi”, come ribadisce l’evangelista Matteo. Il popolo di Israele aveva già sperimentato la vicinanza di Dio, ma Dio ha realizzato questa profezia in modo nuovo e inaudito perché a partire dalla nascita di quel Bambino ha scelto di essere con noi come uomo, come carne. Fatto che cambia la storia ed è segno di contraddizione: nessuno può rimanere indifferente ma deve prendere posizione dinanzi a quel Bambino. Un invito poi a non lasciare che l’abitudine di celebrare il Natale distrugga questa incredibile novità che il Signore ha operato. Infine ha concluso proponendo tre attualizzazioni, per la vita di tutti noi, del fatto che Dio sia con noi: significa che è dalla nostra parte, per cui neppure i peccati possono tenerci lontani da Lui se glieli consegniamo, che si è fatto nostro compagno di viaggio e che le nostre solitudini sono abitate … da Dio stesso!
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