"Tu, uomo di Dio […] tendi invece alla giustizia,
alla pietà, alla fede, alla carità,
alla pazienza, alla mitezza."
1Tm 6,11
Questa frase inaugurale della seconda lettura della XXVI domenica T-O. (C), risuonata ieri nelle nostre assemblee liturgiche ben sintetizza la storia e il valore sia di fr. Salvatore Morittu, ofm, nel ricordo del suo 50° anniversario di ordinazione presbiterale sia della Comunità di S’Aspru (Associazione Mondo X – Sardegna) che spegne le prime 40 candeline di vita.
Una giornata, quella celebrativa di ieri, velata da nuvole gravide di pioggerellina che poi hanno lasciato il posto al sole, in cui circa seicento persone sono convenute a Siligo dove sorge la Comunità di Vita “Mondo X”, guidata appunto da fr. Salvatore, coadiuvato da fr. Stefano Gennari, ofm e da un team competente appassionato di operatori e volontari.
Nella platea, vescovi, autorità civili e religiose, frati e suore d’ispirazione francescana, giovani, famiglie e, soprattutto, i “ragazzi” di Mondo X e della “Casa Famiglia S. Antonio Abate” per i malati di AIDS di Sassari.
Sotto la moderazione, emozionata ma, al contempo, fresca, di fr. Stefano Gennari, frate minore che affianca in maniera stabile fr. Salvatore nella diaria attività caritativa, inizia una carrellata di testimonianze brevi ma significative sull’oggetto della celebrazione anniversaria.
Qualche parola riassuntiva per ognuno.
Giovanni Porcheddu, Sindaco di Siligo: raccolta l’eredità dei suoi predecessori, si dice onorato di avere, all’interno del Comune di cui egli, giovane primo cittadino, è alla guida, la realtà di Mondo X, tutt’altro che corpo estraneo, ma amatissimo dalla gente del luogo sì da poter affermare: «Siligo è S’Aspru e S’Aspru è Siligo!»
Mons. Gianfranco Saba, Arcivescovo Metropolita di Sassari: grato per l’opera umanitaria che da anni si svolge in questo angolo di cielo della diocesi turritana, richiama “la pedagogia della cura” come caratterizzante il luogo, fetta di Chiesa che è, sì, locale, ma soprattutto “locanda”. In quanto tale, come nel brano lucano (cf. Lc 10, 25-37), da anni, versa sulle ferite sanguinanti di tanti uomini e donne, per lo più giovani, «l’olio della consolazione e il vino della speranza».
Fr. Francesco Piloni, Ministro Provinciale dei Frati Minori di Umbria e Sardegna, con discorrere familiare ha evidenziato tre parole chiave:
- GRAZIE: per l’abbondanza di carità profusa negli anni attraverso quest’opera, in particolare a fr. Salvatore.
- OGGI: ricordando l’ormai prossima fusione per incorporazione della Custodia OFM di Sardegna con la Provincia Serafica Umbra, annovera, tra i doni che i Frati Sardi porgono alla Provincia d’Assisi, la realtà feconda e profetica di Mondo X e della Casa Famiglia, dicendosi ben felice di questo “capitale relazionale e spirituale” da ricevere e custodire.
- ANCORA: incoraggia a continuare a incrementare l’opera di accoglienza e di recupero di giovani segnati da molteplici dipendenze, nella certezza che “il Signore ci ami sempre attraverso qualcuno” (don Pino Puglisi). Quindi, “ancora di più!”
Mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo emerito di Grosseto, frate minore. Compagno di noviziato e studi di fr. Salvatore, rallegra l’uditorio con il racconto di aneddoti frizzanti e molto legati allo spirito “contestatore” del 1968 che entrambi hanno vissuto e attraversato. La parola chiave, però, che secondo il prelato, ben caratterizza fr. Salvatore è: fedeltà. Granitica, incrollabile e, per questo, indicativa di una efficace credibilità.
Alessandro Murenu: uno dei primi (allora) giovani accolti in Comunità, all’inizio a Cagliari (S. Mauro), poi all’inaugurazione della Comunità di S’Apru, è stata la testimonianza più vibrante. Con linguaggio semplice ma molto incisivo, ha ricordato la ‘grazia del luogo’, il lavoro di recupero straordinario di fr. Salvatore, la benevolenza della gerarchia ecclesiastica sassarese e non solo nel promuovere la realtà di S’Aspru. Ha più volte ricordato la paternità ricevuta come un dono e la sua gratitudine trasudava dalle parole e dalle lacrime di commozione di quest’uomo “della prima ora”, oggi sposato con figli, una delle quali si è coniugata da pochi giorni e il cui matrimonio è stato benedetto proprio da fr. Salvatore, “chiudendo” - dice il testimone - “il cerchio della mia vita”.
Giuseppe Rizzo: nuovo responsabile laico della Comunità: dopo aver passato in rassegna, per debito di riconoscenza, i suoi predecessori (e, in una giornata della memoria, ci sta!), ha benedetto Dio per la sua vita, segnata da “padri” significativi e ha “donato” simbolicamente a fr. Salvatore i tre oggetti che sono soliti lasciare ai ragazzi quando, terminato il programma di recupero, sono pronti per ritornare “nel mondo”.
- LANTERNA: perché il buio non abbia più il sopravvento e sia rischiarato dalla luce ritrovata in Comunità.
- BUSSOLA: per non smarrire la via nuovamente, sapendosi orientare nella vita, costellata di varie scelte.
- BIBBIA: per ricordare che la salute viene dai farmaci, la salvezza da Dio! I valori ispirazionali della Comunità sono certamente biblici e francescani e tali vogliono restare, una volta usciti da Mondo X, perché il “tempo” sia vissuto protesi al meglio che deve ancora venire, quello futuro che deve essere affrontato previo adeguato equipaggiamento.
Mons. Mario Morfino, amico e pastore della Diocesi di Alghero Bosa, nonché rappresentante per la CES della Vita Consacrata, rivolge, infine, parole deferenti e accorate a fr. Salvatore, rimarcandone la cristallina e innegabile credibilità. Gli porge un calice “incastonato” nella pietra locale come regalo, con l’augurio di continuare a fare della sua vita un’Eucarestia.
Si conclude, poi, questo momento piacevole e ricco, celebrando l’Eucarestia, presieduta da Mons. Saba e chiusa dal lungo ringraziamento di fr. Salvatore, snodato lungo i binari della gratitudine commossa e dello stupore. Quanta grazia, quanti benefattori, quanti ragazzi sono passati per questa esperienza di vita! Il pranzo, ricco e fraterno, ha, poi, compiuto la giornata dalla quale ognuno dei partecipanti è uscito sicuramente un po’ più arricchito. Anche di fretta, si resta comunque rapiti dagli sguardi dei ragazzi, resi di nuovo innocenti dall’amore e da un progetto che li rimette in piedi, non per essere uomini e donne risolti ma perché vivano da risorti.
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