Ripercorriamo insieme la visita di Papa Francesco alla Porziuncola di venerdì 12 novembre nelle parole di p. Francesco Piloni, Ministro provinciale dei frati minori di Umbria-Sardegna, intervistato da Vaticannews e nei doni che sono stati scambiati in quella giornata.
Padre Francesco, come è stato questo incontro?
È stato proprio come quando, negli Atti degli Apostoli, Pietro passava e lasciava l’ombra: alla Porziuncola, ad Assisi, è passato Papa Francesco, il nostro Pietro in terra. C’è una grande consolazione, è questo il sentimento principale in me, nei frati, nelle persone che ascolto. La consolazione di un uomo di Dio, che ha detto e soprattutto ha manifestato ancora una volta con le sue scelte, i suoi segni concreti e gli sguardi la parola “dignità”, la parola “voce ai poveri”. Ha preso un termine particolarmente caro a Francesco di Assisi: “restituzione”.
Il papa ha chiesto proprio di restituire dignità ai poveri. Allora, cosa si potrebbe fare maggiormente per loro?
Innanzitutto, svegliare le coscienze. Perché se noi dobbiamo restituire, dobbiamo renderci conto che abbiamo rubato la dignità e la voce ai poveri e anche alle persone emarginate, quelle che condanniamo doppiamente dicendo che è colpa loro se sono diventati poveri. Restituire vuol dire che noi ci rendiamo conto che c’è una parte nostra e la prima parte è rendersi conto che non possiamo mantenere una coscienza assopita, anestetizzata. Questa parola “restituzione”, scandita più volte, ma soprattutto il monito “è tempo di”. Il tempo è questo, non c’è più tempo da perdere. Lo ha detto nella enciclica Laudato sii, lo ha detto nella Fratelli tutti. Adesso spetta a noi continuare a svolgere quello che lui ha fatto qui. Cioè metterci in ascolto, non arrivare con soluzioni preconfezionate. Papa Francesco ha fatto una cosa meravigliosa: lui si è messo in ascolto. In particolare, penso a tutte le testimonianze. Lui, per prima cosa, non è arrivato con un discorso preparato. Lui ha ascoltato. Alla fine dell’ultima testimonianza, quella donna rumena badante, costretta della malattia sulla carrozzina, ha concluso dicendo: “Grazie padre, mi hai ascoltato”. Io credo che questa sia una voce fortissima ed è quello che Papa Francesco ci sta chiedendo: una chiesa sinodale, che ascolta anche coloro cui è stata silenziata la voce.
Hai avuto modo di poterli avvicinare e di poter sapere le loro reazioni a questo incontro? Ci sono stati anche dei doni che ha fatto papa Francesco?
Doni molto semplici, ma il dono grande per questi fratelli poveri, questi fratelli nostri, era semplicemente di essere stati ascoltati, accolti. Riportavano lo sguardo: “Mi ha visto!” Cioè loro hanno incontrato un uomo di Dio, Papa Francesco, che, quando sta facendo una cosa, è totalmente presente. Uno di loro mi ha detto: “Lui c’era, era lì, non era preoccupato di quello che doveva accadere dopo. Lui c’era, era lì, totalmente presente”. Credo che questo sia meraviglioso, perché quello che conta non è per chi corriamo; quello che conta è per chi ci fermiamo. E se non siamo lì, presenti in quello che facciamo, noi stiamo rubando la dignità alle persone.
In occasione della visita, Papa Francesco ha donato alla comunità della Porziuncola uno speciale presepe, eseguito da Carlo Baldessari, artista modenese. Il Custode e la fraternità dei Frati Minori hanno regalato al Santo Padre la casula “I poveri li avete sempre con voi”, ricamata a mano per l’occasione dalle Clarisse del Monastero Beata Vergine del Buon Cammino di Iglesias (Sardegna). Come lo splendore della divinità si è “impastato” con la fragilità della nostra umanità nell’Incarnazione del Figlio di Dio, così in questa casula si intrecciano materiali preziosi (come l’oro e la seta) con materiali più comuni, come il cotone e la tela grezza. I simboli ricamati sono di facile interpretazione: dall’amore crocifisso di Cristo, segno supremo del dono della vita, nasce nell’uomo la carità, che si fa gesto concreto di condivisione, pane spezzato per tutti i fratelli, attenzione premurosa per i più poveri e lontani. Il frutto della Croce (l’amore condiviso, il pane) è più grande del sacrificio da cui scaturisce!
I frati della comunità hanno fatto confezionare per tutti i presenti una “coperta in pile con il logo della Porziuncola”.
Tale dono vuole avere un duplice significato:
- il caldo abbraccio della Misericordia del Padre per ogni uomo e donna accolti alla Porziuncola
- un segno di “restituzione” verso tutte le vittime dell’ingiustizia sociale.
La coperta è stata realizzata da Quid Impresa sociale italiana, che si occupa di inclusione lavorativa attraverso una moda bella, etica e sostenibile, attualmente in grado di dare impiego a 142 donne di 16 paesi diversi e con situazione di fragilità alle spalle.
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