Nel 2019 ricorre l’ottavo centenario dell’incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano al-Malik al-Kamil avvenuto a Damietta mentre era in corso la quinta crociata. L’Assisiate benché cambiò vita con il fare misericordia ai lebbrosi, non si fermò nei lebbrosari ad assistere i malati ma assieme ad altri frati si incamminò per una predicazione di tipo penitenziale in cui esortava le persone ad abbandonare i vizi e cominciare a vivere virtuosamente secondo il Vangelo. Tale predicazione però lo condusse anche nelle terre dei non cristiani e precisamente mussulmane.
In quel tempo i luoghi di contatto tra cristiani e mussulmani erano essenzialmente due ossia il Medio Oriente e la Penisola Iberica con il Marocco e non è che fossero luoghi unicamente di scontro; infatti vi erano anche incontri, confronti e scambi vicendevoli. Ad esempio il sultano al-Malik al-Kamil era tanto appassionato della cultura occidentale che persino circolava la notizia che avesse studiato a Parigi; certamente tale suo atteggiamento ebbe un ruolo non secondario affinché l’incontro con frate Francesco d’Assisi non scadesse in uno scontro sanguinario. Ben altro esito ebbe la predicazione che contemporaneamente alcuni frati Minori fecero in Marocco; infatti furono uccisi e i loro corpi portati a Coimbra colpirono il canonico agostiniano Fernando tanto che volle diventare anche lui frate assumendo il nome di Antonio con il quale ancora oggi è venerato come santo non solo a Padova ma anche in altri posti e persino da mussulmani.
La vicenda dei frati uccisi in Marocco, e precisamente a Marrakech, fu successivamente narrata innanzitutto per evidenziare la loro affezione a Cristo fino a essere disponibili a morire per lui, ma anche per affermare che l’Ordine minoritico non era da meno dei più antichi ordini monastici potendo vantare dei martiri paragonabili a quelli dei primi secoli cristiani. In tale narrazione, indirizzata ad un uditorio intra cristiano, naturalmente si scrive anche della malvagità degli uccisori che nel caso specifico erano i mussulmani. Ma lo scopo dell’agiografo non era dire come erano cattivi gli altri dando adito a uno scontro interreligioso ma, come detto sopra, affermare la santità di coloro che sarebbero stati considerati di protomartiri francescani. Tanto è vero che nel caso dei beati martiri francescani Filippo e Giacomo da Foligno uccisi a Bevagna nel 1377 i persecutori certamente non erano mussulmani ma semplicemente dei cristiani! E con la sensibilità odierna si deve ammettere che inadeguato e non condivisibile è quanto l’agiografo pone in bocca ai cinque frati risultando offensivo della fede altrui e quindi va ben oltre la libertà di predicare il Vangelo.
La visita di papa Francesco in Marocco il 30 e 31 marzo 2019, nell’anno dell’incontro del Santo d’Assisi con il Sultano, è l’occasione per ricordare anche i Protomartiri francescani per intraprendere un comune cammino necessario e urgente di purificazione della memoria.
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