Stamattina, in Basilica, alle 7.30, di fronte all’altare ancora spoglio e ad una croce senza il crocifisso è cominciato il giorno del grande silenzio, il Sabato Santo, giorno senza liturgie particolari che lascia spazio all’attesa trepidante di un “fatto nuovo” da parte di un Dio che sappiamo morto e chiuso in un sepolcro, ma che è pronto a stupirci con il suo amore sovrabbondante. P. Emanuele Gelmi ci ha aiutato ad entrare nello spirito di questa giornata, in attesa della grande veglia pasquale che avrà luogo, sempre in Basilica, alle 22.00 di questa sera. Di seguito la meditazione proposta:
Cari amici,
quanto è difficile stare nel silenzio. Non è trascorso nemmeno un minuto da quando mi sono fermato qui all’ambone e già abbiamo avvertito un senso di imbarazzo, di incertezza. “Che cosa sta succedendo?” abbiamo pensato, “c’è qualcosa che non va, dov’è il trucco?” Ebbene, non c’è nessun tranello, ma solo una semplice realtà: di fronte al silenzio, all’assenza di parole, quando invece le attendiamo, il cuore sussulta e la mente si ribella.
Ed è quello che la giornata di oggi ci mette innanzi con la sua assenza di liturgia: né una messa, né una via crucis, nulla di nulla, solo un fastidioso silenzio che non vorremmo affrontare. Un silenzio che dice l’assenza di quel Gesù, figlio di Dio, che abbiamo seguito, come discepoli, in questi giorni: l’abbiamo ascoltato durante l’ultima cena vedendo il suo modo di servire ed accogliendo il comandamento dell’amore. Lo abbiamo accompagnato lunga la via crucis e siamo stati con lui sotto la croce, e nonostante il dolore e la fatica era lì con noi e, in cuor nostro, ci saremmo aspettati un finale diverso rispetto alla sua morte, attendevamo una parola forte invece di quel silenzio davanti a Pilato. Solo quando lo abbiamo visto in croce, senza vita, e poi chiuso in un sepolcro, abbiamo realizzato davvero che lui non c’era più, che tutto era finito. E ad accompagnarci è rimasto solo un profondo silenzio.
E nel silenzio noi temiamo di ritrovarci soli, abbandonati, come quando un bambino piccolo inizia a dormire da solo nella sua camera: la mamma lo rassicura, gli dice che è nella stanza accanto, che non è solo, ma appena uscita, quando rimane al buio, subito lo assale il dubbio: dove è la mamma? Mi hanno lasciato, non c’è nessuno!
C’è un’angoscia – quella vera, annidata nella profondità delle nostre solitudini – che non può essere superata mediante la ragione, ma solo con la presenza di una persona che ci ama.
E su tutto noi temiamo la morte, solitudine assoluta e laddove si ha una solitudine tale che non può essere più raggiunta dalla parola trasformatrice dell’amore, allora noi parliamo di inferno.
“Disceso all’inferno”: questa confessione del Sabato santo sta a significare che Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine, che è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile della nostra condizione di solitudine. Questo sta a significare però che anche nella notte estrema nella quale non penetra alcuna parola, nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via, piangenti, si dà una voce che ci chiama, una mano che ci prende e ci conduce. La solitudine insuperabile dell’uomo è stata superata dal momento che Egli si è trovato in essa.
Ecco allora che il silenzio di oggi può vestirsi di un altro significato rispetto a quello dell’angoscia di una solitudine non abitata: cioè la certezza di una presenza, come il seme, sotto la terra, nascosto, invisibile agli occhi, nel silenzio muore, ma esiste, c’è e porterà frutto, così Gesù, nel silenzio del sepolcro già prepara la buona notizia che ha cambiato il mondo, la morte è vinta per sempre!
Sul finir del giorno, durante la celebrazione dei Vespri del Sabato Santo, p. Simone Ceccobao ha esordito la meditazione, offerta ai fedeli presenti in Basilica, con queste parole: “lentamente la luce di questo giorno si sta spegnendo su una croce nuda, che racconta di un dolore inaudito, di un sacrificio enorme, e su un sepolcro chiuso, sigillato, presidiato! Sono questi i segni del Sabato Santo, segni apparenti di una sconfitta …”. Vi invitiamo a riascoltare come p. Simone ci invita a vivere il nostro silenzio per poter entrare, con Maria, nel silenzio di Dio:
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