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Lettera dai nostri frati di Nizza 03 Nov 2020

Seigneur, entends notre cri - Signore, ascolta il nostro grido

Anche il cielo e il mare giovedì mattina erano grigi color dell’acciaio; e tali sono rimasti per tutta la giornata. Oggi (venerdì 30) che è ritornato il consueto e deciso sole di ottobre con l’intensissima luce della Costa Azzurra, si stenta a credere che sia davvero successo.

Ieri (giovedì 29) mattina infatti poco prima delle nove, un cittadino tunisino di 21 anni, giunto in Europa da poche settimana, è entrato nella centralissima Basilique de Notre Dame de Nice, con l’intenzione di uccidere ed è, purtroppo, riuscito nel suo intento. Tre persone (un uomo e due donne) sono state orribilmente colpite e ammazzate (due sul colpo e una dopo poco più di un’ora).

Siamo venuti a sapere dell’accaduto mezz’ora più tardi quando una pattuglia di quattro agenti della Polizia municipale ci ha raggiunti avvertendoci di chiudere, prudenzialmente, la nostra chiesa. Abbiamo quindi cominciato a seguire la diretta televisiva su Franceinfo e a rispondere ai moltissimi messaggi e chiamate giunti dagli amici e parrocchiani nizzardi e dai familiari, confratelli e amici dall’Italia.

Molti ci hanno chiesto come stiamo, se abbiamo paura; altri ci hanno raccomandato di stare chiusi in casa (cosa non difficile in quanto dal 30 ottobre e fino al 1° dicembre è in vigore un nuovo confinemènt), di essere iperprudenti; alcuni ci hanno detto che avrebbero pregato affinché possiamo rientrare al più presto in Italia!

Stiamo bene? Abbiamo paura?  L’assalitore ha deciso di entrare in quella chiesa, ma avrebbe potuto scegliere Notre Dame de Cimiez che dista una decina di minuti di bicicletta: avrebbe trovato noi quattro frati con sei laici che alla stessa ora celebravamo le Lodi mattutine.

Stiamo bene? Abbiamo paura? Se penso al modo orribile con cui sono stati uccisi quei cristiani (in Europa è vietato uccidere così perfino i vitelli e gli agnelli al mattatoio…), mentre svolgevano il loro lavoro (Vincent di 54 anni era un sacrestano della basilica), oppure erano raccolti in preghiera (Simone, di anni 44, brasiliana di origine e da 30 anni Nizza ed era mamma di tre bambini) mi si gela il sangue nelle vene.

Stiamo bene? Abbiamo paura? Siamo sbalorditi, certo, ma Nizza ha già, purtroppo conosciuto l’orrore di un attentato ancora più orribile che ha mietuto 86 morti e oltre 450 feriti. Siamo sotto shock, ma non impauriti. Siamo amareggiati per un gesto così disumano e assurdo, compiuto nella casa di Dio Padre, luogo di accoglienza, di pace e di preghiera. Siamo sgomenti ma non senza parole e, soprattutto, non senza parole da rivolgere al Cielo.

Confidiamo in Dio Padre, come pure della imponente macchina della sicurezza che, tuttavia, era vigile ed è stata pronta ad intervenire per contenere la mattanza e, stando alle promesse del Presidente Macron, da ieri ancor più.

Una cosa mi sembra però più evidente di altre. Dal 2015 a ieri la Francia ha pagato un tributo di 262 vittime del terrorismo (tra cui un sacerdote cattolico) di quell’”islam” radicalizzato contro cui, anche ieri, numerosi rappresentanti musulmani hanno avuto parole di ferma condanna. In tutto questo, ovvio, non può non contare la storia dell’Esagono (nome familiarmente adoperato dai francesi per chiamare il loro Paese), delle sue colonie, delle sue scelte e posizioni, dell’attuale ruolo nello scacchiere internazionale …; oggi però è necessario un coro di voci che si levino verso il Cielo e chiedano tenacemente con fede e speranza a Dio Padre del Signore Gesù Cristo, di guardare con misericordia a questo Paese bello e potente, ricco e, pure, vulnerabile.

Nice, 30 ottobre 2020
Fraternitè franciscaine de Cimiez



Nizza Terrorismo

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