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Dal 5 al 9 febbraio gli appuntamenti in occasione della memoria del patrono di Stroncone 22 Gen 2025

Celebrazioni per il transito del beato Antonio Vici da Stroncone

Al Santuario del Beato Antonio e Casa dell’Ave Maria di Stroncone, dal 5 al 9 febbraio 2025, si celebrerà il transito del beato Antonio Vici da Stroncone, patrono del paese.

Mercoledì 5 e giovedì 6 le celebrazioni nel Santuario saranno presiedute da fr. Luca Baino, mentre il 7 febbraio, giorno della festa, sarà il Ministro provinciale dei frati minori di Umbria e Sardegna, fr. Francesco Piloni, a presiedere l’Eucaristia delle 18:30.

Sabato 8 febbraio alle ore 21:00 ci sarà un incontro dedicato al tema “Stroncone: cuore caldo dell’Osservanza: i Beati Antonio Vici e Bernardino Aquilano da Fossa”, con la partecipazione di fr. Pietro Messa e la prof. Letizia Pellegrini, che presenterà per l'occasione il libro Bernardino Aquilano e la sua Cronaca dell'Osservanza: con nuova edizione e traduzione a fronte (Milano, Edizioni Biblioteca Francescana)

Il 9 febbraio, la festa terminerà con il pellegrinaggio “Sui passi del beato Antonio” - il percorso dalla sua casa natale verso il Santuario toccherà le chiese importanti nella vita del Santo: San Michele, luogo del suo Battesimo e San Nicola. 

La vita del beato Antonio Vici da Stroncone

Antonio nacque agli inizi del 1381 a Stroncone, da Vico e Isabella della nobile famiglia Vici. A 12 anni circa entrò come frate minore nel convento del suo paese, in cui vigeva la riforma dell’Osservanza. Dopo la professione religiosa, si trasferì in Toscana presso suo zio, fr. Giovanni da Stroncone, di cui aveva conosciuta la fama di santità. Giovanni era il primo vicario dopo il beato Paolo Trinci da Foligno, iniziatore della riforma dell’Osservanza.

Successivamente, Antonio fu inviato in Maremma e in Corsica, dove si adoperò per la diffusione della riforma. Tornato in Umbria, dimorò nei conventi di Perugia e Bettona; per circa trent’anni dimorò all’Eremo delle Carceri di Assisi, abitando in una grotta della selva; infine fu a San Damiano.

Religioso non sacerdote, come la maggior parte degli osservanti della prima generazione, Antonio condusse una vita di contemplazione unita ad una grande austerità: mangiava solo pane e acqua, andava sempre scalzo, portava solo una tunica; si ricorda poi che praticasse nella giovinezza la “gummodia”, consistente nel fare mille genuflessioni ogni giorno. Passava molti giorni senza mangiare cosa alcuna, in particolare dal Giovedì santo fino alla Domenica di Resurrezione. Divenuto anziano, gli altri frati gli dicevano di mangiare carne, o pesce; ma Antonio rispondeva loro che quei cibi gli facevano male. Chiedendogli come potessero fargli male vivande così buone, soggiunse: “fanno male all’anima mia”. Austero con sé stesso, fu invece generoso con i fratelli e con i secolari che lo avvicinavano. Rifuggiva l’ozio e, tra le altre mansioni, svolgeva il servizio di sacrestano. Coltivò sempre e con grande impegno l’umiltà, prestandosi per i più vili servizi della fraternità, terminati i quali si rinchiudeva nel silenzio della contemplazione. Accettava per amore di Dio le tribolazioni della vita e le umiliazioni da parte del prossimo.

Il Signore gli concesse lo spirito di profezia, tanto da essere noto ed ammirato da persone umili e da personaggi di rango, dai confratelli semplici e da quelli più acculturati, tra cui san Giacomo della Marca.

Dopo 68 anni di vita religiosa e dopo aver riconsegnato al guardiano le piccole cose che aveva avuto in uso, per esempio il libro delle preghiere, passò alla vita eterna il 7 febbraio 1461 nel convento di San Damiano. Il suo sepolcro fu illustrato da numerosi miracoli. Il suo corpo, riesumato e trovato intatto, fu traslato nel 1809 nella chiesa di San Francesco a Stroncone.

Il suo culto fu confermato da papa Innocenzo XI il 28 giugno 1687.

 



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