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Testimonianza di come la Marcia francescana è un cammino del cuore 31 Lug 2020

Cosa ho scoperto marciando verso il perdono d'Assisi

Alle sei e mezza, d’ estate, cantano i galli.

Non lo saprà mai chi non è già in cammino, chi non si è alzato poco prima del sole, chi non ha messo la sua vita in spalla per farsi pellegrino. Chi sta fermo non si accorge dell’ oro del sole che infuoca l’ oro del grano mietuto; e di come e di quanto cambi la durata di un minuto, se lo si attraversa in silenzio o cantando, in salita o in discesa, sotto il sole di mezzogiorno o nella brezza dell’ alba.

Non si accorgerà mai nemmeno di sé stesso, e di tutto il resto in conseguenza, chi un giorno non s’ incammina, verso un posto che è il suo posto: preparato per tutti e per ciascuno, promesso. È un riassunto della vita, la Marcia francescana, esperimento di devozione e di festa tentato per la prima volta quarant’ anni fa da un gruppo di frati toscani, subito esteso in tutta Italia e non solo, e per i ragazzi mutato in tradizione dai frati minori di Assisi del Servizio Orientamento Giovani.

Per la prima volta, quest’ anno, la Marcia non ci sarà, fermata da un male che ha bloccato il mondo. Ma non per questo è ferma: il cammino verso la Porziuncola, che ogni anno chiama alla Festa del Perdono migliaia di pellegrini, troverà la sua mèta il 2 agosto, anche quest’ anno, nella data che Francesco ha scelto per portare tutti in Paradiso. Solo che quest’ anno si marcia con le preghiere, le dirette, i ricordi e gli hashtag sui social del Sog.

Vuole pellegrini, il Dio della Bibbia: il peccato sta nel fermarsi - per sazietà o per sconfitta - prima che sia compiuta la Promessa. I ragazzi - dalla maturità scolastica a quella della vita, è il ventaglio delle età - ne fanno esperienza marciando tra i girasoli e i borghi umbri, per dieci giorni: il suono del loro passare è scandito dal tintinnio delle tazze di latta appese agli zaini. Lo stesso suono dei campanelli dei lebbrosi che furono terrore e strumento di salvezza per Francesco, nella sua conversione. Mendicanti: hanno tutto. “Certo che non manca niente”, usa dire padre Francesco Piloni, fino a ieri a capo del Sog, e oggi Ministro Provinciale dell‘Umbria, “siete Figli del Re”.

Questo è la marcia del Perdono: imparare a sentirsi figli, nello scoprirsi fratelli. Non un’ esperienza mistica, né un viaggio introspettivo: la Marcia è un dono, concreto, e per questo spirituale. Ed è il dono - per dirla con Ricoeur - che spiega il Perdono. Perché solo, un uomo, è pieno di limiti. Ma la Marcia, la fa un corpo che ha duecentocinquanta cuori, e cinquecento gambe, e che è accompagnato da quasi altrettanti cuori, e altrettante gambe, di frati, di suore e di ragazzi che si mettono a servizio per accompagnare fratelli sconosciuti: e allora sì, che il cammino si può fare perché la comunione è fatta di mani tese, di gratuità, e di Parola. [...] Continua a leggere



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