Come per molti altri fatti anche per l’incontro tra frate Francesco e il sultano è da distinguere tra ciò che è stato e ciò che è diventato, ossia il significato assunto nella storia a seconda di come è stata costruita la memoria degli eventi.
Infatti fin dalle narrazioni agiografiche del secolo XIII si può notare che spesso l’autore più che narrare l’avvenimento in sé vuole dare un giudizio sulla storia del proprio tempo.
Così in alcune narrazioni si nota una posizione antifedericiana molto evidenziata: mentre l’imperatore Federico II, pur di non ostacolare i propri commerci, scese a compromesso con al-Malik al-Kāmil e non temette di incorrere nella scomunica, il povero san Francesco pur di annunciare il Vangelo non disdegnò di affrontare l’ordalia, ossia la prova del fuoco!
Come la Basilica assisana è una ecclesia specialis quale contraltare a Castel del Monte – emblema del potere di Federico II – così la narrazione e raffigurazione dell’incontro-scontro tra il santo e il sultano sono un giudizio molto preciso sul comportamento imperiale. Simile messaggio è presente, anche a livello iconografico, nel racconto dell’incontro-scontro tra sant’Antonio di Padova e il terribile ghibellino Ezelino da Romano, alleato di Federico II (nell’immagine a lato). Una delle fonti principali per conoscere l’incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano al-Malik alKāmil è la Cronaca di Ernoul databile tra il 1227 e il 1229. Infatti l’autore, avendo dimorato in Oriente molti anni, è testimone oculare di quanto narra, tra cui l’assedio di Damietta guidato dal cardinal legato Pelagio e durante il quale l’assisiate si recò dal sultano (FF 2231-2234).
La suddetta fonte narra che dopo essere riusciti a estorcere al legato papale la possibilità di andare in campo saraceno, Francesco e un altro frate giunsero alla presenza del sultano dove confessarono la loro fede cristiana e proclamarono di essere giunti a portare un messaggio da parte del Signore per la sua salvezza.
Dopo un confronto con i saggi mussulmani il sultano li ringraziò e «aggiunse che se essi volevano rimanere con lui, li avrebbe investiti di vaste terre e possedimenti»; al diniego dei due fece «portare oro, argento e drappi di seta in gran quantità, e li invitò a prenderne con libertà». Ma anche questa volta rifiutarono chiedendo soltanto «qualcosa da mangiare» prima di andarsene al che il sultano «offrì loro un abbondante pasto».
La condivisione del cibo ricorda quanto fece lo zio di al-Malik al-Kāmil, ossia il famoso Saladino, quando nel luglio 1187 si trovò di fronte alcuni cavalieri e baroni crociati tra cui Guido di Lusignano e Rinaldo di Châtillon; mentre fece abbeverare il primo a una coppa d’acqua fresca in segno di rispetto per la sua vita negò da bere al secondo destinato ad essere ucciso (cfr. G. Ligato, Sibilla crociata. Guerra, amore e diplomazia per il trono di Gerusalemme, Milano 2007, p. 204).
Tutto ciò mostra l’alto valore reale e simbolico che ha il nutrimento sia presso la corte del sultano che per frate Francesco. Infatti un termine importante per quest’ultimo è mater che, come afferma nel Cantico di frate sole, «sustenta e governa» (FF 263), ossia si prende cura innanzitutto nutrendo; simile significato ha il termine minister – che ha la medesima radice di minestra – essendo il minor che deve pensare a servire a mensa mentre il maior quale magister parla con gli altri da una posizione superiore (cfr. G. Cassio - P. Messa, Il Cibo di Francesco, Milano 2015).
Quindi nell’incontro tra frate Francesco e il sultano al-Malik al-Kāmil un ruolo importante ha avuto il cibo e di conseguenza il nutrimento. A distanza di otto secoli la nutrizione è una delle problematiche globali e richiama un’equa distribuzione dei beni. Oggi a livello interreligioso, oltre al primordiale rispetto reciproco e accanto ad un pur importante dialogo culturale che richiede una preparazione specialistica, vi è il dialogo della vita fatto soprattutto di azioni comuni nei confronti dei disagiati e volto a risolvere questioni urgenti. Tra queste vi è appunto quella della fame nel mondo e proprio su questo piano, attingendo anche dall’incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano, cristiani e mussulmani possono agire assieme per contribuire a risolvere il problema della nutrizione.
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