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Messaggio del CIME (Consiglio Internazionale per le Missioni e l’Evangelizzazione) ai Frati dell’Ordine 26 Mag 2018

Lingue viventi capaci di proclamare la gioia e la speranza del Vangelo

Convento SS. Salvatore, Gerusalemme
27 aprile 2018

Noi Segretari delle Conferenze per le Missioni e l’Evangelizzazione, raccolti anche come pellegrini per l’incontro biennale del Consiglio Internazionale per le Missioni e l’Evangelizzazione (aprile 23-27. 2018) vi auguriamo Pax et bonum – “pace e bene”!”.

In quest’anno in cui celebriamo gli 800 anni della presenza francescana nella Terra benedetta da nostro Signore – la “perla delle missioni” del nostro Ordine – desideriamo condividere con voi ciò che “abbiamo visto, udito e toccato con le nostre mani” durante questi giorni di grazia. Sono stati per noi un tempo privilegiato per contemplare, vivere e approfondire fraternamente la valutazione dei temi fondamentali della missione e dell’evangelizzazione, oggi. Nel fare questo, la memoria dei nostri primi frati missionari in Terra Santa – incluso il nostro Serafico Padre, San Francesco – è stata davanti a noi.

Il nostro incontro è stato diviso in due parti. Nella prima parte, abbiamo considerato proprio gli inizi della nostra fede, le sfide odierne che l’Ordine fronteggia e il significato del dialogo ecumenico e inter-religioso per il nostro impegno continuo per la missione e l’evangelizzazione. Nella seconda parte, abbiamo ascoltato i nostri frati della Custodia di Terra Santa quando hanno descritto il servizio come custodi dei luoghi santi e i tanti modi con cui accompagnano i cristiani nella loro vita di fede – non solo i pellegrini dall’estero, ma anche i fedeli della “Chiesa Madre” di Gerusalemme.

Le presentazioni, i testimoni, le riflessioni che abbiamo ascoltato dai nostri frati che servono nei Santuari, ricevono i pellegrini, provvedono alla cura pastorale delle parrocchie, dirigono il Centro Cristiano della Comunicazione, insegnano allo Studio Biblico Francescano e sono impegnati nelle numerose opere sociali della Custodia nella Terra Santa, è stato tanto vario quanto ricco. Attraverso la ricca diversità delle esperienze e delle attività è passato una sola dorata trama. E’ stata la trama del nostro distintivo e francescano modo di essere – cioè, di vivere e condividere il carisma ispirato da Francesco di Assisi, che continua ad arricchire la missione della Chiesa nel suo servizio nel mondo.

Mentre consideravamo il profondo significato di questo dono di vita e di servizio nello spirito del Poverello, non abbiamo potuto fare a meno di ricordare quanto insistenti i nostri Ministri generali siano stati perché noi, come Ordine, dovessimo fedelmente e temerariamente rispondere ai mandati del Vaticano II di aggiornare il carisma consegnato a noi dalle innumerevoli generazioni di frati. Soltanto attraverso un tale aggiornamento saremo in grado di proclamare con efficacia la Buona Novella di Gesù Cristo agli uomini e alle donne del nostro mondo.

Il nostro è un mondo tranquillo. E’ un mondo con profonde e apparentemente infinite contraddizioni nelle quali il popolo trova tanto motivo di disperazione quante esigenze di speranza. E’ un mondo ferito dal relativismo religioso e culturale, tuttavia esso afferma l’esistenza dei diritti umani universali. E’ un mondo animato da un implacabile edonismo, in più conserva persone che volontariamente rinunziano a ogni personale piacere per un “bene maggiore” dei sofferenti esseri umani e per l’integrità della “casa comune”, cioè, la creazione. E’ un mondo governato da sistemi filosofici ed economici fondati sul materialismo ateo, in più è ricco di “cercatori spirituali” che hanno fame e sete di ogni esperienza del “trascendente”. E’ un mondo che, in nome della libertà, ha abbracciato numerose ideologie contrarie a Dio e all’uomo – una cultura di morte, come la chiamò il Santo Papa Giovanni Paolo II – inoltre è anche un mondo in cui noi Francescani, insieme con gli altri Cristiani e le persone di fede e di buona volontà, sentiamo sempre più acutamente il desiderio di ogni cuore umano per quanto è bene e vero e bello. È in questo mondo che noi Francescani vogliamo riproporre a tutti la Buona Novella annunciata nella Terra Santa dallo stesso Figlio di Dio, il nostro Signore Gesù Cristo.

Alla luce di tutto quello che abbiamo condiviso e sperimentato in questo tempo di grazia, desideriamo richiamare la vostra attenzione su certi aspetti della nostra vita francescana e servizio che, ai diversi livelli e luoghi, hanno cominciato a indebolirsi nelle Entità del nostro Ordine. In risposta, chiediamo ai nostri fratelli in tutte le loro Entità di impegnarsi in modo nuovo,

  • A riscoprire il privilegiato luogo che la preghiera e devozione devono avere nella vita quotidiana, e quanto siano legate alla nostra vita di servizio attivo; siamo chiamati ad essere contemplativi nell’attività.
  • Di recuperare l’importanza dell’itineranza, sia di mente e sia di vita, perché possiamo essere più pronti a rispondere alle sfide del nostro tempo – come lo stesso Papa Francesco ha chiesto.
  • A insistere che sia il nostro carisma francescano a guidare la nostra comprensione del Vangelo e della vita e missione a cui ci chiama.
  • A incontrare i giovani dove essi sono nella loro vita e ad accompagnarli mentre si confrontano con le sfide di oggi.
  • A intensificare la nostra solidarietà, come Ordine, per un efficace e fraterno impegno nei progetti internazionali e interculturali.
  • Rendersi conto concretamente, e non solo a parole, che è la nostra fraternità a essere il primo e miglior mezzo d’evangelizzazione.
  • Di superare ogni atteggiamento ed espressione di clericalismo nella nostra vita e servizio del Vangelo e di condividere la nostra missione con il laicato.
  • Di diversificare i nostri impegni ministeriali, in modo da non limitare noi stessi e la forza delle nostre Entità nei modi di vita e di servizio che offriamo al Popolo di Dio.
  • Di assicurare che la nostra presenza nel mondo, in ogni Entità e in ogni fraternità locale, sia efficace e profetico segno del Regno di Dio vivo in opera nel nostro mondo.
  • Di promuovere nuove forme di vita di missione a livello sia delle Entità e sia delle Conferenze, in particolare quelle forme inserite tra i poveri.
  • Essere consapevoli che la missione oggi è nel dialogo in tutte le circostanze: ecumenico, inter-religioso e interculturale.
  • Di rinnovare l’impegno nella missione ad gentes come il modo di vivere la vocazione missionaria dell’Ordine in tutte le sue Entità; così possiamo rispondere più autenticamente all’invito di Papa Francesco alla Chiesa di celebrare un mese missionario straordinario nel 2019, celebrazione nel servizio di un rinnovato ed effettivo impegno.

I segni del nostro tempo ci chiamano con urgenza a ritornare alla grazia delle origini e rinnovare l’esperienza di san Francesco e dei primi frati. Pertanto, ancora chiediamo che le Entità dell’Ordine individuino quelle aree in cui esse si sono indebolite, sviluppino piani riguardi i bisogni, e attraverso i rispettivi Segretari delle Missioni e delle’Evangelizzazione riferiscano al Segretariato Generale delle Missioni ed Evangelizzazione (SGME). Soltanto in questa luce il SGME sarà in grado di accompagnarli nella loro vita e servizio al Vangelo come Frati Minori.

San Francesco e i primi frati continuano a dare testimonianza a quella libertà del cuore che è il vero dono dello Spirito Santo. Dobbiamo scoprire questo dono di nuovo, non solo come dono personale, ma anche come un dono a noi come Ordine – come Fraternità evangelizzante. Solo un tale cuore può trasmettere la forza e la bellezza del Vangelo ai popoli, in tutte le forme di servizio affidatici dalla Chiesa. In questa luce, dobbiamo domandare, fiduciosi e senza timore, se tale libertà in realtà caratterizza la nostra vita e servizio al Vangelo e le istituzioni e strutture che ordinano questa vita e servizio. Al grado in cui queste istituzioni e strutture ci bloccano o diventano una scusa perché i frati diano libero spazio ai loro egoismi, rompano con gli impegni fraterni e la comune testimonianza al Vangelo, ci allontaniamo dalla grazia delle origini e dalla autentica, evangelica e profetica testimonianza che lo Spirito ci chiama a dare al mondo odierno. Questo in particolare è il caso rispetto al mondo giovanile, che è alla ricerca del vero senso della vita e di una genuina comunione che fa loro sperimentare l’autentica bellezza della loro diversità.

Il giovane Francesco d’Assisi ci rileva ancora il potente messaggio dell’amore di Cristo che lui stesso scoprì nella sua vita. Egli ancora ci chiama ad abbandonarci con amorevole fiducia nelle mani di Dio con cuore libero e felice. Che possiamo rispondere a quest’appello con tutte le nostre forze e così consentire allo Spirito del Signore di trasformarci in lingue viventi capaci di proclamare la gioia e la speranza del Vangelo a tutti i popoli del nostro tempo che vedono e ci “ascoltano”.

L’ispirazione che abbiamo avuto in Terra Santa è nata dall’esperienza dei nostri frati della Custodia della Terra Santa e dalla bellezza di essere Frati Minori in Terra Santa. Li ringraziamo calorosamente per i doni della loro ospitalità e del fraterno amore. Sono stati gli stessi doni che abbiamo sperimentato tra noi, e desideriamo di riportarli nelle nostre Conferenze.

Fraternamente,

I vostri Fratelli del
Consiglio Internazionale per le Missioni e l’Evangelizzazione



Evangelizzazione Missione Missioni al popolo Missioni estere OFM Spiritualità Missionaria Terra Santa

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