Bellezza. Fu uno dei nomi che Francesco, alla Verna, pose accanto al “tu” di Dio: Tu sei bellezza. L’ispirazione di questo titolo è certo nella sua esperienza mistica indicibile, ma qualche riflesso deve essergli balenato anche da questa montagna … Come forse le sue rocce gli avevano suggerito: Tu sei fortezza! E le sue grotte: Tu sei rifugio! La bellezza naturale resta, quasi intatta, difesa e custodita dalla saggia gestione della Foresta e dall’attenzione accurata nel mantenere uno stile ruvido e robusto nelle costruzioni.
Ma se il cuore dei frati ha mantenuto il tesoro spirituale, anche le strutture si sono fatte scrigno di bellezza. La Verna, infatti, è come una galleria di terrecotte invetriate dei Della Robbia. Qui è il loro capolavoro, l’Annunciazione, qui la delicata Natività, la grandiosa pala della Crocifissione… Negli ultimi mesi un altro pezzo, quasi dimenticato a lungo negli armadi di sacrestia, è tornato restaurato alla Verna: è un busto policromo del Salvatore, attribuito ad Andrea della Robbia.
Altri artisti che hanno arricchito la Verna sono: Taddeo Gaddi (che aveva affrescato la Cappella delle Stimmate prima che che vi fosse posta la Pala Robbiana), Gerino da Pistoia, fra Emanuele da Como, l’ignoto autore del Crocifisso della Cappella Loddi e, più recentemente, fra Leonardo Galimberti (intarsiatore), B. M. Bacci, Vulcanescu, Pistolesi e Zannelli. Altro ambito di bellezza e di arte è sempre stata la musica di cui è testimone il grande organo della Basilica. Ogni giorno accompagna la liturgia e nei mesi di luglio e agosto riempie la Chiesa di gente e di armonie per una fortunata serie di concerti in cui intervengono i migliori organisti del mondo.
I frati alla Verna
Ne sono l’anima e l’amano come si può amare una madre, coscienti del dono e del pegno loro affidato per la storia francescana e per la spiritualità del mondo cristiano. Ogni anno c’è la ventata nuova dei Novizi che qui iniziano la vita religiosa; c’è poi il piccolo gruppo dei Romiti, che hanno come forma di vita la “Regola degli Eremi” e, inseriti nella grande comunità, curano in particolare la vita di preghiera presso la Cappella delle Stimmate. Essi accolgono anche altri religiosi e sacerdoti che vogliono condividere per un certo tempo questo tipo di vita.
Tutto il resto della comunità presta il proprio servizio nel Santuario, curando la celebrazione dei Sacramenti, l’accoglienza dei pellegrini, la formazione dei Novizi, la pastorale nel Santuario e nelle parrocchie vicine, l’organizzazione di giornate di spiritualità, ritiri, convegni. Ma quello che è parte della vita quotidiana, e che qualcuno dice “ben noto” è il grande senso di accoglienza che tutta la comunità fa respirare. Ai frati che vengono per qualche giorno, ai laici che cercano un po’ di riposo fisico e spirituale, ai giovani che sempre più numerosi in questi anni han preso ad amare questo monte. L’impegno non facile è sempre quello di mantenere lo stile del luogo di Dio, separato, e quello dell’accoglienza che in questi ultimi decenni è cresciuta in quantità e in esigenze.
Sono state rinnovate le Foresterie, è stata creata una zona riservata come Casa di preghiera per accogliere i giovani, sono stati ristrutturati i fienili e le stalle per un’accoglienza ai giovani dove, in modo autogestito, sono accolti gruppi parrocchiali, catechisti, scouts, famiglie. Recentemente si è destinato a questo anche una parte della Beccia, alcune casette sotto la scogliera delle Stimmate, dove vive anche una comunità di Clarisse Francescane Missionarie del SS. Sacramento, un istituto missionario che professa la Regola di Santa Chiara e che, con la comunità francescana, collabora da oltre cinquant’anni all’accoglienza nel Santuario.
Firenze e la Verna
Ogni anno, per la festa delle Stimmate, ospite d’onore è il Sindaco di Firenze che interviene anche col gonfalone gigliato. I legami con la città sono antichi: fu la corporazione dell’arte della lana a completare la costruzione della Basilica. Ne è segno il suo stemma, l’agnello pasquale, posto al culmine delle vele che formano il soffitto della Chiesa. Ma vi sono motivi più recenti, legati alla soppressione degli Ordini religiosi, operata nel secolo scorso prima da Napoleone (1810) e poi dal Regno d’Italia.
Proprio mentre il delegato del Demanio prendeva possesso del Santuario e dava lo sfratto ai frati (7 dicembre 1866), il Municipio di Firenze rivendicava il diritto di patronato sulla Verna, decidendo di mantenervi un certo numero di religiosi. Nel 1878, però, il Municipio dichiarava fallimento e veniva commissariato. Vi furono questioni circa i suoi diritti sulla Verna, ma la cosa si concluse il 18 aprile 1880, quando il regio Ministero dei culti riconobbe al Comune piena e assoluta proprietà di Convento e annessi.
Nel 1934 Firenze rendeva la proprietà ai frati, ma conservandosi alcuni diritti e un appartamento sulla cui porta d’ingresso sovrasta il giglio rosso e la scritta: “Comunità di Firenze”.
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