Il Triduo in preparazione del Perdono d’Assisi, giunge stasera al suo secondo giorno. Nella prima serata, accompagnati da p. Marco Tasca, Ministro Generale dei Frati Minori Conventuali, siamo stati invitati a contemplare la gratuità dell’iniziativa misericordiosa di Dio e il suo desiderio di riconciliare l’uomo a sè.
In questa seconda tappa, accompagnati dalla riflessione di P. Stefan Kozuh, Vicario generale OFM Capp, l’attenzione si è spostata a meditare alcuni tratti della misericordia e cosa significhi essere misericordiosi.
Prendendo spunto dall’Enciclica di Giovanni Paolo II “Dives in misericordia” e da alcuni discordi di Papa Francesco, sono stati tracciati i tratti caratteristici della misericordia.
Essa è – come ha ricordato P. Stefan facendo riferimento al brano degli Atti in cui è narrata la nascita della Chiesa – primariamente generativa, genera pentimento e crea una nuova fraternità, benedetta dallo Spirito con un numero sempre crescente di fratelli. La stessa Chiesa nata dalla misericordia – ha continuato – è chiamata, e noi con lei, ad essere missionari della misericordia.
Ancora, essa è l’unica alternativa della cultura dell’indifferenza e del dominio. Non è solo un valore, seppur importante, ma indica un movimento, lasciarsi toccare il cuore. La misericordia, davanti alla fragilità, accompagna, è movimento di reciprocità che salva chi lo mette in atto e chi lo riceve: cambia tutto, genera!
La domanda che siamo chiamati a porci – ha detto P. Stefan – è cosa significa per noi essere misericordiosi? Lo ha spiegato ricordando che Gesù lo spiega con due verbi: perdonare e donare.
La misericordia si esprime innanzi tutti nel perdono. Per avere rapporti fraterni, occorre sospendere i giudizi di condanna. Perché – si chiede – il cristiano deve perdonare? Perché è stato lui per primo perdonato, la misericordia dell’uomo è risposta a quella che Dio ha usato a lui. Condannare il peccatore spezza il legame di fraternità con lui e contraddice la misericordia di Dio
Il secondo pilastro è il dono: “date e vi sarà dato”. Nell’amore praticato si riverserà la misericordia di Dio, parafrasando l’Apostolo Giacomo – ha detto P. Stefan – senza l’amore, la misericordia è morta.
La riflessione si è conclusa con una domanda lasciata ai fedeli: Che cuore voglio avere? La sfida è tra un cuore di pietra indurito dalla rabbia e un cuore pieno d’amore. L’amore – ha ricordato – è sempre rivoluzionario, inventa modi sempre nuovi per rispondere alle esigenze del momento. L’amore di Dio riversato nei nostri cuori, ha la capacità di leggere questa realtà viva!
Gesù ci esorta – ha concluso P. Stefan – ad un esame di coscienza: siamo pronti ad andare incontro alle esigenze dei fratelli? La preghiera conclusiva è stata proprio un voler chiedere a Dio i suoi occhi, i suoi desideri, la sua volontà di bene.
Il Triduo si concluderà domani sera con la riflessione di P. Michael Perry, Ministro Generale dei Frati Minori.
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