Il 4 aprile 1292, dopo appena cinque anni di pontificato, moriva nel palazzo di Santa Sabina sull’Aventino Niccolò IV, il primo papa assunto dall’Ordine francescano. Fu sepolto in un modesto avello nella basilica di Santa Maria Maggiore.
Si chiamava Girolamo Masci, nato a Lisciano (Ascoli Piceno) da modesta famiglia. Accolto molto giovane tra i francescani della Provincia delle Marche, professò i voti come membro di questa famiglia religiosa. Maestro di teologia, dal Ministro generale san Bonaventura fu eletto nel 1271 Provinciale di Dalmazia. Si avvertiva allora sempre più forte l’urgenza di sanare la grave rottura tra le Chiese d’oriente e d’occidente avvenuta nel 1054, con Michele Cerulario da una parte e Leone IX dall’altra. Al fine di iniziare una trattativa di riconciliazione, Gregorio X nel 1272 inviava fra Girolamo con altri tre confratelli dalmati a Costantinopoli. Era ancora sul posto, quando con lettera del 25 novembre 1273 il papa gli ordinava di recarsi con la delegazione bizantina al concilio II di Lione ma, ancora in viaggio verso la città francese, il Capitolo generale riunito a Lione, nella Pentecoste del 1274 (20 maggio), aveva eletto il Masci successore di san Bonaventura nel governo dell’Ordine.
A dispetto degli sforzi dei padri conciliari, specialmente di san Bonaventura, già cardinale, che però moriva il 15 luglio 1274 in pieno Concilio, la causa unionistica procedeva a rilento; perciò nel 1276 Innocenzo V conserva al Nostro l’incarico di tentare in modo più concreto il ravvicinamento tra le due Chiese. Le trattative fallirono tuttavia poco dopo per la morte del pontefice avvenuta il 22 giugno 1276. Nel frattempo nella Pentecoste del 1276 (24 maggio), si era svolto a Padova il Capitolo generale. In tale circostanza il Nostro fu eletto nuovamente Ministro generale, sebbene avesse chiesto con insistenza ai capitolari di lasciarlo libero, essendo oberato di lavoro per conto della Sede apostolica.
Il 15 ottobre 1276, infatti, in coppia con il Maestro generale dei domenicani Domenico da Vercelli, Giovanni XXI lo inviava suo legato con il compito di trattare la pace tra il re di Francia Filippo III l’Ardito e il re Alfonso X di Castiglia, incarico confermato nel dicembre 1277 da Niccolò III, che il 13 marzo 1278 lo promosse cardinale prete di Santa Pudenziana. Non ostante il cardinalato e gli incarichi connessi, fino alla Pentecoste del 1279 (21 maggio), il Masci rimase ministro generale per mandato del papa, che in pari tempo volle che proseguisse i tentativi di pace tra Francia e Spagna. Egli fu inoltre al fianco dello stesso Niccolò III come suo consigliere nella stesura della decretale Exiit qui seminat del 15 agosto 1279, nella quale il papa, avocando alla Santa Sede le proprietà dell’Ordine francescano, le riaffidava ai frati in usufrutto, separando così la proprietà dall’uso, soluzione che avrebbe dovuto quietare la tensione sull’annosa questione della povertà tra Conventuali e Spirituali, ma fortemente respinta da questi ultimi come sottigliezza giuridica e avversa alla Regola francescana del 1223, che impone ai frati la povertà assoluta. Abile negoziatore, nel luglio 1280 Niccolò III conferiva al porporato francescano l’incarico di trattare la pace tra Rodolfo I d’Asburgo e Carlo d’Angiò. Nel frattempo il successore di Niccolò III, Martino IV, il 12 aprile 1281 trasferiva il Nostro alla diocesi suburbicaria di Palestrina, e il 7 settembre 1283, lo inviava a Viterbo per impedire che il territorio fosse occupato da usurpatori.
Martino IV, papa francese (si chiamava Simone de Brie), si spegneva a Perugia il 28 marzo 1235. Saliva sul trono pontificio un romano, Giacomo Savelli, esponente dell’omonima e potente famiglia, eletto nella città perugina il successivo 4 aprile con il nome di Onorio IV, consacrato a Roma il 20 maggio; ma il 190° papa della Chiesa cattolica moriva a Roma nel suo palazzo di Santa Sabina sull’Aventino il 3 aprile 1287, dopo appena due anni di regno. Trascorsi i rituali novendiali in suffragio del papa defunto, i cardinali si riunirono in conclave nello stesso palazzo di Santa Sabina per dare alla cristianità un nuovo papa, ma dopo circa tre mesi non riuscivano a mettersi d’accordo su un unico candidato. Dilazionò il conclave l’estate di quell’anno, particolarmente torrida e afflitta da una terribile epidemia di malaria che, mandando al Creatore, uno dopo l’altro, ben sei cardinali, aveva costretto alla fuga i porporati superstiti. La Sede apostolica rimase quindi vacante quasi undici mesi, giacché i cardinali poterono riunirsi in conclave a Santa Sabina il 15 febbraio 1288, eleggendo papa lo stesso giorno il cardinale Girolamo Masci, che prese il nome di Niccolò IV, consacrato il successivo 22 febbraio.
All’inizio del suo pontificato il nuovo papa si occupò dell’assetto dello Stato pontificio e in particolare di Roma. Non ebbe molta fortuna. Le potenti famiglie romane: gli Orsini, i Savelli, i Colonna si disputavano la lucrosa carica di senatore di Roma, che corrisponde a quella di governatore della città. Niccolò IV all’inizio del pontificato aveva affidato il governo della capitale ai due fratelli Orso e Bertoldo Orsini. I due senatori non riuscivano, però, a domare le sommosse, probabilmente fomentate tra il popolo ad arte dalle famiglie rivali; il papa sostituì perciò gli Orsini con i Colonna. Non ostante il cambiamento, la pace a Roma non tornava. Temendo colpi di mano, Niccolò IV si trasferì con la Curia a Rieti, dove il 29 maggio 1289 incoronava Carlo II d’Angiò re di Sicilia; anzi, come feudatario del regno di Sicilia, aiutò il sovrano angioino a strappare la Sicilia agli Aragonesi insediatisi nell’isola dopo la guerra dei Vespri (1282); ma l’appoggio del papa non sortì l’esito sperato. Senza esito rimasero anche i febbrili tentativi del pontefice di indire una nuova crociata per la riconquista dei Luoghi santi. I gravi dissensi tra i principi cristiani, sordi ai ripetuti appelli di papa Niccolò, fecero cadere in mano araba anche Akkon, l’ultima base cristiana in Palestina. Maggiori successi conseguì invece papa Masci nella cura della Chiesa. Desiderava ardentemente diffondere il Vangelo nel lontano oriente, Cina compresa. Scelse come suo ambasciatore l’esperto missionario fra Giovanni da Montecorvino (1247-1328), che era stato dieci anni nella missione dell’Ordine in Armenia.
Fra Giovanni partì da Rieti il 15 luglio 1289 e, attraversando il Libano e la Siria, sostò più a lungo in Armenia per la consegna di lettere del papa ai re d’Armenia Aitone II, e di Persia Argun; altre lettere erano destinate ai patriarchi di Antiochia e della Georgia. Diretto poi in India, fra Giovanni vi si fermò tredici mesi convertendo parecchi indiani, per i quali nel territorio di Madras avrebbe costruito una chiesa. Giunse a Kambalik, odierna Pechino, agli inizi del 1294. Fu accolto con grandi onori alla corte del Gran Khan Kublai (nel ritratto), come latore di lettere di Niccolò IV, già deceduto; ma il viaggio dell’ardito francescano non fu inutile, perché il successore di Kubilai, Timur, consentì l’inizio della gerarchia cinese, con fra Giovanni da Montecorvino primo arcivescovo di Pechino. È legata al nome di Niccolò IV la Regola seconda dei Terziari francescani (la prima è il Memoriale propositi, che risale a san Francesco, 1221). Papa Masci emanò la Regola con la bolla Supra montem del 18 agosto 1289, dopo 68 anni dal Memoriale propositi, ma è rimasta in vigore per ben sei secoli, cioè fino alla Regola terza, promulgata da Leone XIII con la Costituzione apostolica Misericors Dei Filius del 30 maggio 1883. La quarta e ultima Regola dei Terziari reca il nome di papa Montini san Paolo VI. La varò con la Lettera apostolica Seraphicus Patriarcha del 24 giugno 1978. In edilizia Niccolò IV rinnovò l’abside in San Giovanni in Laterano, arricchita da un mosaico di Jacopo Torriti e Jacopo da Camerino; rifece inoltre l’abside di Santa Maria Maggiore, curandone la decorazione. Si è fatto cenno all’inizio al sepolcro di papa Niccolò IV in Santa Maria Maggiore, semplice e spoglio, voluto forse proprio così dallo stesso primo pontefice francescano. Papa Sisto V (1585-90), francescano dei Frati Minori Conventuali come il papa defunto, durante il suo pontificato volle invece nobilitare il vecchio sepolcro di Niccolò IV nello splendido monumento attuale, affidandone la sistemazione al suo architetto Domenico Fontana.
L’intervento di papa Sisto è probabilmente da mettere in relazione con un documento del 1574, che attribuisce culto pubblico a Niccolò IV in Santa Maria Maggiore; ma il cardinale Lambertini (poi Benedetto XIV) nella sua dissertazione sull’argomento, pur notando la pratica di alcune virtù nel papa francescano, deve riconoscere che la tradizione del culto in Santa Maria Maggiore a Niccolò IV ha a suo favore solo l’accennato documento cinquecentesco.
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