A stare alla Vita prima del Celano (42-4, FF 394-8) e ai Tre compagni (55-6, FF 1464-5), Francesco e i suoi primi compagni – tornati da Roma con l’approvazione della Forma vitae di papa Innocenzo III nel 1209-10 – si sarebbero trasferiti definitivamente alla Porziuncola, per non opporsi alla prepotenza di un contadino che spingeva l’asino nel tugurio da loro abitato a Rivotorto: subito, per le parole del contadino, abbandonò il tugurio e si recò in altro luogo non distante, la Porziuncola che aveva già riparato: «Dio non ci ha chiamati a preparare stalle per asini, ma ad annunciare il vangelo». E lasciarono il luogo ad uso dei poveri lebbrosi.
Solo per via dell’asino, dunque? Troppo poco! Non ci sarà stata qualche ragione di maggior peso? Il nostro compianto p. Ugolino Nicolini la evocava nel 1989, rifacendosi allo storico domenicano G.G. Meermessan che, allineando gli inizi dell’Ordine domenicano con quelli di san Francesco, sosteneva che il trasferimento di Francesco alla Porziuncola ha che fare con il dato storico-giuridico dell’approvazione della Forma vitae di papa Innocenzo III. Con il fatto cioè fondamentale e decisivo su cui sta la vita di Francesco e della sua Fraternità nella Chiesa. Senza un titulus ecclesiale canonico di residenza della fraternità francescana presso la Porziuncola, (una chiesa a cui far capo), sarebbe stata giuridicamente impossibile la conferma papale di Innocenzo: “era una condizione giuridica così nota e diffusa da non richiedere nessuna segnalazione particolare”, scrive il Meermessan.
Come san Domenico nel 1216 ebbe la conferma della prima forma di vita dell’Ordine in base al titulus della chiesa di San Romano a Tolosa, così già prima ne ebbe bisogno Francesco con il titulus della Porziuncola; che quindi, divenne, con questo, la caput et mater, chiesa madre del francescanesimo.
Ma poi, è proprio vero che nelle fonti francescane non ve n’è parola? Si vedano, per favore, i testi della Compilatio assisiensis 56 (FF 1575), poi ripetuti dallo Speculum perfectionis 55 ( FF 1744): “Disse l’abate al beato Francesco: «Abbiamo esaudito la tua domanda [di darti la “piccola e poverella chiesa” della Porziuncola, n.d.r.]; ma vogliamo che, se il Signore moltiplicherà il vostro gruppo, questo luogo sia il capo di tutti voi»“ [nello Speculum: “Sia capo di tutte le vostre chiese”].
Questa dell’abate non è una condizione (“vogliamo / volumus”) che esplicita la questione del titulus e sue conseguenze? E di Francesco non si dice che “gli piacque, ne fu felice: e per il nome di Santa Maria e il co- gnome di Porziuncola e le connotazioni della chiesa piccola e poverella? E gli parve “un presagio, che sarebbe divenuta madre e capo dei poveri frati minori”. Ed ecco perché Francesco “amò questo luogo più di ogni altro al mondo” (Vita seconda 18, FF 604). E perché si può dire tranquillamente: “Qui ebbe inizio l’Ordine dei Frati Minori” (2Cel 18, FF 604): nacquero naturaliter e juridice congiunti con la residenza e il titulus di S. Maria della Porziuncola. Un dato, dunque, molto importante. Ma non per rivendicazioni anacronistiche fuori luogo: semplicemente per la storia. E si semplificherebbero molte cose. A cominciare dal rito penitenziale di vestizione di Chiara, compiuto da Francesco nella Porziuncola il 28 marzo 1211; non come in una qualsiasi chiesa campestre, ma perchè era già chiesa titolare, caput Ordinis.
In VECCHIE COSE NUOVE, a cura di Giulio Mancini
dal n. 2/2017 della Rivista Porziuncola
Benedettini Giulio Mancini OFM Porziuncola Rivista Porziuncola
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