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Miracoli di San Francesco sul modello evangelico 24 Mag 2018

Indemoniati liberati

Il potere di Gesù sul demonio è uno degli elementi più evidenti nel Vangelo, come segno della venuta definitiva del regno di Dio: “Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20). In un momento in cui si crede ben poco nel potere malefico di Satana, fino a ridicolarizzare ogni riferimento a fenomeni come la possessione diabolica, è utile conoscere come la potenza di Cristo crocifisso operò nella vita di Francesco di Assisi per liberare le persone dall’influsso del maligno.

Le biografie medievali del santo abbondano di eventi miracolosi legati a persone liberate dal demonio. Ne abbiamo scelto alcuni, non con scopo sensazionalistico, per esaltare la santità di Francesco nel campo miracolistico, ma piuttosto per dimostrare quanto i biografi stessi fossero cauti e intendessero semplicemente presentare Francesco come un umile discepolo di Cristo crocifisso e del suo potere di guarire l’uomo nel corpo e nello spirito.

Quando Tommaso da Celano scrisse la Vita sancti Francisci, considerata in assoluto la prima biografia di San Francesco, dedicò la terza parte ad un elenco di miracoli compiuti dal santo, particolarmente post mortem, sulla sua tomba nella chiesa di San Giorgio, dove venne sepolto nel 1226 e dove le sue spoglie mortali restarono fino alla traslazione del corpo. Il 25 maggio 1230, infatti, fu trasportato nella cripta della nuova basilica costruita da Papa Gregorio IX in suo onore. In questa sezione dedica due paragrafi al tema degli “indemoniati liberati” (1C 137-138 [FF 554-555]). Dopo aver raccontato due episodi, che ora vedremo, conclude così: “Innumerevoli sono stati gli uomini e le donne che, tormentati in vari modi e con molteplici inganni dai demoni, furono liberati in virtù dei meriti insigni del glorioso padre. Ma siccome tali persone possono essere sovente vittime piuttosto di illusioni, ne abbiamo fatto soltanto un rapido accenno, per passare al racconto di miracoli più importanti” (1C 138 [FF 555]).

Colpisce la sincerità del Celanense, nel non insistere troppo su tale aspetto miracolistico della vita di Francesco, riconoscendo che alcuni fenomeni considerati opera del demonio possono benissimo essere manifestazioni spiegabili dal punto di vista parapsicologico. Celano, invece, vuole semplicemente sottolineare la christiformitas di Francesco nei confronti della potenza della croce contro il potere del maligno. Ecco i due esempi che Celano presenta.

Indemoniati liberati in 1 Celano

“Viveva a Foligno un uomo di nome Pietro. Postosi un giorno in cammino per visitare il santuario di San Michele arcangelo, non si sa se per adempiere un voto o per soddisfare una penitenza impostagli per i suoi peccati, arrivato a una fonte, stanco e assetato, prese a bere dell’acqua; e gli sembrò d’avere ingoiato demoni. E così, rimasto ossesso per tre anni, compiva cose orrende a vedersi e a ridire. Si portò alla tomba del santissimo padre, e mentre i demoni infuriavano contro di lui strapazzandolo crudelmente, al contatto del sepolcro, con un evidente e chiaro miracolo, ne fu con meraviglia liberato.

Una volta il beato Francesco apparve a una donna di Narni che era furiosa e talmente fuori di sé che faceva e diceva cose orrende e sconvenienti, e le disse: ‘Fatti un segno di croce’. Quella rispose di esserne impedita.

Allora il santo stesso glielo tracciò sulla fronte, e mise in fuga la pazzia e ogni influsso demoniaco”.

I due casi riguardano interamente l’essere umano in ogni aspetto dell’influsso malefico di Satana. Sono due indemoniati di ambo i sessi. L’uomo viene posseduto dal demonio nell’atto di bere ad una fonte, in un momento di stanchezza e bisogno corporale. Della donna di Narni non sappiamo la causa della sua possessione diabolica. Sappiamo soltanto che agiva da demente senza alcuna dignità umana. Abbiamo gli stessi esempi del Vangelo, quando narra degli attacchi diabolici sferrati a Gesù durante il suo digiuno nel deserto, dove patì fame e sete, e di persone che agivano come invasati sotto l’influsso demoniaco (per esempio, l’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao in Mc 1,21-28).

La liberazione dal demonio avviene, per l’uomo, con il contatto fisico con il sepolcro del santo; mentre per la donna, con un sogno in cui Francesco le appare segnandola personalmente con la croce del Signore. In entrambi i casi si insiste, non sul dato della possessione diabolica in sé, quanto sulla potenza della croce di Cristo che rifulge nel corpo del santo, marcato con i segni della passione nel sepolcro, ma vivente nella sua intercessione per i poveri e i tribolati, fino al suo intervento personale marchiandoli con il segno della salvezza. Il miracolo consiste nella fede risuscitata al contatto con il corpo del Signore. Come Gesù guarì l’indemoniato di Cafarnao comandando, con autorità al demonio di uscire fuori da lui; così Francesco interviene, con autorità cristiforme, per liberare queste persone con la potenza di Cristo crocifisso rifulgente nel suo proprio corpo.

È buona cosa ricordare un noto episodio citato nelle Fonti Francescane, riguardo la liberazione della città di Arezzo dai demoni della discordia e della violenza. Francesco manda frate Silvestro, “uomo di Dio e di ragguardevole semplicità” per comandare ai demoni di lasciare in pace la città. Il risultato ottenuto fu la riconciliazione dei cittadini. Gli Aretini potevano ben vantarsi di essere stati “liberati per le preghiere di un povero” (1C 108 [FF 695]).

Altri esempi nel Trattato dei Miracoli

Quando Celano scrisse il Trattato dei Miracoli era arrivato al culmine della sua attività di biografo, creando una sintesi estremamente particolare della sua interpretazione circa gli eventi della vita di Francesco, specialmente quelli considerati miracolistici. Interes­sante che Celano parli del caso degli indemoniati nei paragrafi 150-156 del Trattato (FF 971-977), mettendo come titolo “pazzi e indemoniati”. Di nuovo, troviamo in Celano l’accortezza nel mettere sullo stesso piano la sofferenza psicologica e quella morale, dato che la vera guarigione deve toccare interamente l’uomo, corpo e anima.

I miracoli legati alla liberazione dal demonio elencati nel Trattato sono sette. I primi due sono quelli che abbiamo già trattato nella 1C. Il terzo miracolo, relativo a una donna di Marittima (littorale del Lazio), che soffriva di epilessia, ricorda il miracolo di Gesù in Mt 17,14-21. Il quarto miracolo, parla di una ragazza posseduta dal demonio, che viene liberata al sepolcro del santo. Il quinto miracolo racconta la liberazione del figlio di un nobiluomo, afflitto dal mal caduco, liberato grazie alle incessanti preghiere della madre rivolte a San Francesco. Il sesto caso riguarda la donna indemoniata a Sangemini, miracolo compiuto da Francesco ancora in vita. Interessante notare come Francesco chiede l’aiuto dei frati suoi compagni, i quali si mettono a pregare e a bloccare il demonio nei quattro angoli della casa, finché Francesco lo scaccia nel nome di Cristo. La donna diventa poi una testimone della misericordia, come era diventato l’indemoniato di Gerasa in Mc 5,1-20. L’ultimo miracolo riguarda una donna di Città di Castello, liberata direttamente da Francesco, che comanda al demonio di uscire da lei con gli stessi atteggiamenti di Cristo quando liberava gli indemoniati nel Vangelo.

L’interpretazione bonaventuriana: guarigione come effetto della predicazione

La Leggenda Maggiore di San Bonaventura, dopo una parte storica introduttiva nei primi quattro capitoli, sviluppa una serie di virtù della vita di San Francesco fino all’episodio della stigmatizzazione a La Verna. Il capitolo 12 della Leggenda ha come titolo: “Efficacia della predicazione e grazia delle guarigioni”. Lo scopo è quello di far vedere come la forza dirompente della parola del Vangelo, predicato da Francesco con la propria testimonianza, abbia prodotto frutti di degna conversione e anche di guarigione corporale a quanti lo hanno ascoltato. Sulla scia dei Vangeli, il dottore serafico vuol dimostrare come i miracoli operati da Francesco, anche quando era ancora in vita, fossero il frutto di una fede incrollabile nella potenza risanatrice della parola di Cristo. Anche Francesco opera portenti e guarigioni soltanto con la forza della Parola.

I fatti di persone possedute dal demonio e guarite si trovano nell’elenco di miracoli riportati in questo capitolo ai paragrafi 10 e 11 (LegM 12,10-11 [FF 1219]). Abbiamo due miracoli già riportati dal Celano, ovvero il miracolo della guarigione della posseduta di Sangemini e quella di Città di Castello. Interessante è un altro miracolo, pure riportato da 1C 68, riguardante un frate tormentato da vessazione diabolica che si manifestava in una infermità corporale. Dalla descrizione data da Bonaventura sembra che il fratello soffrisse di convulsioni, ma c’erano anche fenomeni paranormali: “Talvolta, tutto teso e irrigidito, con i piedi all’altezza della testa, si slanciava in aria per ricadere poi subito con un tonfo orrendo” (LegM 12,11). Francesco lo guarisce offrendogli da mangiare un tozzo di pane che egli stesso aveva morsicato. Un gesto fraterno di amicizia schietta (il condividere il pane) e con riferimenti al pane eucaristico che i frati condividono come alimento spirituale contro il maligno.

Come Gesù nel Vangelo, il quale spesso scacciava i demoni con il dito di Dio, cioè con la potenza dello Spirito che abitava in lui, anche Francesco diventa segno di liberazione e di conforto per tanti che erano tormentati nello spirito, con manifestazioni di infermità corporale. Come Gesù, anche Francesco vuole pregare per la guarigione dell’intero uomo, corpo e spirito, dato che la vera guarigione corporale è frutto di uno spirito riconciliato con Dio e con i fratelli. Oltre all’insistenza sulla potenza malefica del demonio, la quale non può essere negata se non si vuol cadere nel laccio illusorio dello stesso diavolo, si da importanza alla fede nella potenza di Cristo che guarisce tramite il saio umile e povero di Francesco e dei suo frati.

Conosco un frate esorcista, il quale mi assicura che, menzionando ai posseduti il saio del poverello quando questi cercano di strapparglielo di dosso, si percepisce la loro paura e la sottomissione al segno concreto di Cristo crocifisso, nella forma del Tau dell’abito Francescano.

Testo di Fr. Noel Muscat ofm pubblicato su Frati della Corda 04/2018.



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